Il marmo a Roma
Il marmo a Roma. È certo e riconosciuto nel mondo intero che i romani, fecero di Roma la città più ricca, bella e raffinata, con edifici meravigliosi, spettacolari decorazioni sia per grandezza che per bellezza incomparabile.
Non è facile o comprendere nei minimi dettagli quanto Roma fosse splendida solo attraverso i suoi resti.
Ogni persona che giungesse a Roma, rimaneva stupito, anzi, forse è meglio dire… estatico di fronte a tanta monumentale bellezza.
Niente a che vedere con la odierna civiltà, fatta di sontuosi grattacieli e/o edifici progettati dai migliori architetti del mondo. Niente è confrontabile con la bellezza e la sontuosità di una civiltà di duemila anni fa.
Solo osservando e studiando le ricostruzioni o, ad esempio, attraverso il Pantheon, o i resti dei fregi monumentali dei templi, possiamo avere un’idea di quanto bella e imponente fosse Roma. Tale meraviglia, anche in tempi di decatimento strutturale fecero trasecolare artisti, scrittori e studiosi del calibro di Sthendal, Goethe, Byron e Freud
Il marmo a Roma. Per raggiungere questo ineguagliabile bellezza i romani cavarono grandissime quantità di marmo in tutto l’impero.
La loro innata capacità di razionalizzare e ”sfruttare” le risorse del suo immenso e irripetibile dominio determinarono una produzione straordinaria di manufatti marmorei.
La loro genialità e preparazione nell’ambito dell’architettura, portarono i romani ad essere i primi ad usare il marmo in lastre (opus sectile) per le applicazioni murarie (sectilia).
Tutto ciò avvenne per una semplice ragione, ovvero: i romani avevano inventato il cemento, necessario per incollare le tavole di marmo a pareti o pavimenti. Tutto ciò facilitava il trasporto, in quanto era molto più facile da trasportare rispetto ai blocchi interi.
Il marmo a Roma. I marmi più usati per la produzione dei pavimenti furono in gran parte il rosso porfido, il verde serpentino, il giallo antico.
Questo per rendere e dare la sensazione di camminare su un tappeto gigantesco a disegni geometrici. Ciò si può osservare con attenzione nel Pantheon.
A tutt’oggi, nei tantissimi musei a nostra disposizione, notiamo che le sculture, in genere, sono generalmente in marmo bianco. Questo perché fino a tempi recenti, le antiche sculture, venivano ripulite con acido diluito oppure i colori originali, risultavano perduti per degrado naturale.
I romani amavano senza indugi marmi o materiali colorati per le sculture e se non erano naturalmente colorate, le dipingevano.
Una doverosa precisazione: le nostre cave, italiche, non furono molto usate, tranne le cave di Luni. Questo perché all’epoca, i marmi importati erano di una bellezza incomparabile rispetto ai nostrani. Alcuni esempi: Giallo Antico di Numidia, Portasanta di Chio, Teos (Africa), Pavonazzetto di Sinnada, Porfido Rosso egiziano.



